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L’Europa fa la sua parte,
l’Italia no L’incontro
fra il presidente della Banca Centrale Europea Mario Draghi ed il cancelliere
tedesco Angela Merkel, si è svolto all’insegna di una necessaria prudenza. La
Germania si è resa conto che attaccare il governatore e la sua politica
espansiva, potrebbe creare più danni di quanto si potesse immaginare,
soprattutto sotto elezioni. Non solo a Angela Merkel potrebbe essere
sconfitta dopo dieci anni da un redivivo schieramento socialista e corrosa
profondamente dal nazionalismo tedesco, ma cosa ancora più preoccupante
Marine Le Pen potrebbe vincere in Francia e infliggere un colpo tremendo alle
speranze di unità europea. Per questo dal vertice sono cadute ogni istanza
favorevoli ad una moneta unica a due velocità che avrebbe inevitabilmente
finire per contrassegnare una seria a e una serie b dell’euro. Piuttosto
bisogna lasciare che i paesi che non si riconoscono integralmente nel sistema
legislativo europeo guadagnino qualche libertà a favorirne l’autonomia, ma
guai a rischiare di piegare il fronte dei paesi che hanno aderito all’euro.
Il che sarà tradotto in una maggiore indulgenza e spirito di collaborazione
con le varie situazioni di sofferenza, la Grecia, magari e pure l’Italia.
Ovviamente non è che i Paesi membri in questo clima di maggior distensione fra
Bce e governo tedesco, possono pensare di non preoccuparsi di correggere i
conti. Ad esempio, il governo italiano ha fatto sapere attraverso il ministro
Padoan di uno straordinario recupero sull’evasione pari a 19 miliardi. Non si
è capito esattamente in quanti anni questa cifra è stata raggiunta, Gentiloni
a proposito è stato piuttosto vago, ma questa è comunque l’unico successo sui
conti di cui si può vantare il governo. Il resto è zero, anche perché il Def
si incardinava sulla promessa, respinta dagli italiani, di abolire Senato e
province, oltre al Cnel, che adesso andranno tutti rifinanziati. Per
rientrare nei parametri che comunque la Commissione chiede di rispettare, ci
sono due strade o una raffica di imposte sotto una forma di accise o come noi
chiediamo da nni un taglio della spesa pubblica improduttiva per cercare di
ridurre un debito delle dimensioni di quello italiano. Fmo a questo momento
l'Italia si è contraddistinta per inerzia, tranne nel saper scaricare
sull’Euro le proprie incapacità. Roma, 10
febbraio 2017 |
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